Dalle origini ai primi del Novecento
Torino, città storicamente ricca di produzione di cereali, di vino e di altre derrate alimentari, disponeva di vaste estensioni di prati e di pascoli adatti all’allevamento del bestiame. Tali produzioni erano superiori ai consumi della sua popolazione e ciò ha comportato da sempre lo sviluppo di vaste e varie aree mercatali nella città.
A partire dalla seconda metà del Seicento, l’espansione verso Porta Nuova, il Po e verso Nord (in direzione di Rivoli), consentì una diversificazione dei mercati già esistenti.
Dalle prime aree di aggregazione commerciale già attive e fiorenti nel XVI secolo, partì la spinta verso aree mercatali sempre più ampie capaci di dare migliore risposta sia alla produzione che ai consumi.