Lettera della governance
Ciascuno di noi, oggi più che mai, è tenuto a contribuire non solo ad una visione più sostenibile del mondo in cui viviamo, ma ad adoperarsi attivamente affinché questa visione si possa realizzare.
Siamo chiamati a porre in essere un nuovo modello di sviluppo, fondato sul presupposto che viviamo in un mondo finito, con risorse finite e una popolazione che potrebbe presto superare i nove miliardi di persone.
Il passo da fare deve quindi essere quello di una rivisitazione completa dei modelli di business e degli stili di consumo che, per come si sono evoluti, non rendono più felici i Paesi ricchi e non aiutano i Paesi poveri a stare meglio.
Considero un grande privilegio poter presentare il quarto bilancio di sostenibilità di CAAT, un’iniziativa nata da una scelta illuminata che ha permesso ad una realtà complessa ed articolata come quella di un centro agroalimentare, con le sue responsabilità e molteplicità, di rendersi protagonista attivo e forse esempio pratico di come si possa lavorare sull’impatto delle attività produttive in modo concreto, efficiente ed efficace, generando un volano positivo di progettualità che aiuta a porsi obiettivi sempre più ambiziosi.
Si è fatta molta strada in soli quattro anni, con la volontà di ragionare insieme su una visione, con la capacità di disegnarne il percorso e il coraggio di realizzarla.
In questo modo si è dato vita all’efficientamento energetico che in questi anni ha portato ad un costante abbassamento dei consumi e che vedrà l’avvio della realizzazione di una delle prime comunità energetiche rinnovabili che andranno a favore di tutto l’ecosistema del centro garantendo risparmio e sostenibilità grazie ad un piano industriale ambizioso, ma concreto.
Nel prossimo futuro analizzeremo le possibilità di metterci in rete con altre realtà territoriali per poter condividere un percorso per l’utilizzo coerente dei crediti di carbonio.
Altro baluardo è la lotta agli sprechi e la traiettoria verso il rifiuto zero, ormai pratiche consolidate, ma che ci vedono alla ricerca di continue opportunità di miglioramento anche grazie al confronto con altri centri agroalimentari del panorama italiano.
Ma la sostenibilità è anche quella sociale volta a tutelare il grande patrimonio di diversità che caratterizzano il nostro mondo impegnandoci a diffondere questo tipo di cultura anche attraverso tutti gli attori che popolano quotidianamente il centro.
Insomma un arcobaleno di iniziative e di progettualità davvero sfidanti, d’altra parte, citando Jochen Zeitz, “La sostenibilità non significa più ‘fare meno danni’. Si tratta di adoperarsi per fare del bene” e credo che il concetto sia ben rappresentato dal percorso che abbiamo, tutti insieme, deciso di continuare a percorrere.